| Per capire bene la grande rivoluzione operata da Erodoto, considerato, secondo il luogo comune, come padre della storiografia, bisogna fare alcune premesse. Innanzitutto il concetto di storia in antica Grecia era leggermente diverso da quello che noi intendiamo oggi: ossia una sequenza cronologica di avvenimenti descritta in modo obiettivo e con metodo scientifico.
Nella Grecia Antica, infatti, la storia era considerata anzitutto come magistra vitae. La finalità di Erodoto era quindi, come è possibile notare anche dalla premessa, di raccontare «gesta degli eroi», anche se poi tale premessa sarà solo parzialmente mantenuta. Quindi l'ottica con la quale Erodoto considera gli avvenimenti, i valori della storia e le azioni umane è analoga a quella dominante nel mondo dell'epos (epica), in cui gli uomini agivano spinti da quello stesso desiderio di gloria e di ricordo che lo storico considera nel proemio il fine ultimo della sua fatica.
Nonostante attinga da questo materiale e soprattutto sia influenzato dall'elegia guerresca e gnomica (si ricordi a tal proposito la figura del cittadino combattente pronto al sacrificio della vita per il bene della collettività proposta da Callino e Tirteo) ed anche dalla logografia (un termine che significa propriamente "scrittura in prosa", i cui autori raccolsero in opere organicamente strutturate descrizioni di paesi stranieri, leggende locali eroiche, etc.), Erodoto sarà il primo che cercherà un elemento ordinatore nella sua ricerca, che evidenzia nel rapporto causa-effetto. La storia non è considerata da Erodoto come una semplice serie di avvenimenti che si susseguono nel tempo, ma come un insieme di fatti collegati fra loro da una rete di rapporti logici, complessa, ma comunque ben intelligibile.
I principi chiave su cui si fonda la metodologia erodotea sono:
ἀκοή: ho sentito ὄψις: ho visto γνώμη: ho ragionato Erodoto dichiara quindi espressamente che lui ha un metodo e che i suoi racconti sono veridici. In realtà Erodoto accosta in maniera asistematica dati autentici a fatti palesemente fabulosi: il fine era quello di far divertire gli spettatori. Erodoto è quindi ancora a una via di mezzo fra il logografo e lo storico: è un narratore. Si può tuttavia ritenere Erodoto il padre della storiografia perché ci sono degli assunti metodici corretti. È però fondamentale tenere ben presente le finalità epico-narrative, la scarsa criticità e la quasi totale assenza di ricerca scientifica delle fonti.
Erodoto introduce nel suo pensiero anche quella che noi oggi potremmo chiamare filosofia della storia. Secondo Erodoto, infatti, protagonista della storia è la divinità, che è garante dell'ordine universale ed è quindi una divinità conservatrice. Nell'attimo stesso in cui l'ordine viene compromesso la divinità interviene, in base a quel principio che l'autore definisce come φθόνος τῶν θεῶν (invidia degli dei). Tale principio filosofico si basa su una concezione arcaica della divinità: nella Grecia antica, gli dei possedevano attributi piuttosto "umani", ed erano piuttosto gelosi della propria gloria e del proprio potere. L'uomo che ottiene troppa fortuna, dunque, incorre nella loro φθόνος, invidia, e viene conseguentemente ucciso o privato della propria gloria. Egli deve quindi adeguarsi alla loro volontà, cercando di capirla con le divinazioni, gli oracoli e l'oneiromanzia (interpretazione dei sogni). Quella di Erodoto non è degradazione cabalistica, ma è uno schema mentale di asservimento alla divinità, tipico dell'età arcaica.
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