L'Impero Bizantino

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Lord Revan
view post Posted on 26/5/2007, 15:26




Dopo la Caduta dell' Impero Romano d' Occidente, resistette soltanto quello d' Oriente, detto anche Impero Bizantino, con capitale a Costantinopoli, chiamata pure Bisanzio.
L' Impero d' Oriente mantenne tutti i possedimenti territoriali che aveva avuto fino a quel momento guadagnando anche il controllo dell' Italia.
Odoacre ricevette il mandato dall' imperatore Zenone di govenare l' Italia.
Odoacre non cercò lo scontro, ma l' accordo con l' aristocrazia italiana.
Tentò di fondere gli indigeni con i germanici, e per questo assegnò terre alle sue truppe, in modo da favorire un loro stanziamento.
Grazie alla sua politica, riuscì a governare per tredici anni, dal 476 al 489, garantendo un periodo di pace.

Le cose cambiarono quando sui confini alpini apparvero gli Ostrogoti di Re Teodorico.
Questa popolazione, proveniente dal Mar Nero e dalle steppe alla foce del Don, era stata assoggettata dagli Unni alla metà del V secolo.
Caduto il dominio unno, cominciarono a far pressione sui confini dell' Impero d' Oriente alternando momenti di alleanze ed accordo ad altri di ostilità.

L' ostilità degli Ostrogoti fu indirizzata dallo stesso Zenone in Italia, convincendo Teodorico ad attaccare Odoacre.
In questo modo l' imperatore sperava di indebolire entrambi i barbari e ripristinare il pieno controllo sull' Italia.
Nel 493 Teodorico uccise Odoacre e si stanziò in Italia.
 
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Lord Revan
view post Posted on 27/5/2007, 19:19




Teodorico ebbe dall' imperatore Zenone il titolo di re dei Germani, ma non di Italia in cui esecitava il potere in vece di Bisanzio.
Ciònonostante, instaurò un vero e proprio regno, durato dal 493 al 526, fondato sulla separazione e sulla pacifica convivenza tra l' elemento latino e quello germanico.

L' Impero d' Oriente, anche se non era ostile in via di principio alla corte ostrogota di Ravenna, aveva come obiettivo il recupero dell' egemonia sul Mediterraneo.
Sul piano economico, questo progetto mirava a recuperare quei vantaggi che il "Mare Nostrum" aveva procurato alle città che sorgevano sulle sue rive.
I regno romano-germanici, infatti, non erano in grado di sviluppare una rete di comunicazioni e di commerci complessa ed efficiente quanto quella della civiltà a cui appartenevano i territori in cui si erano stanziati.
L' Africa e l' Italia erano quindi diventati i naturali obiettivi dei sovrani di Costantinopoli.

La fase di collaborazione tra Teodorico e l' Impero Bizantino si interruppe sulla questione religiosa.
I Goti erano, infatti, ariani, dottrina che era stata reputata dalla Chiesa Romana eretica portando i bizantini a dichiarare apertamente guerra a questa frangia religiosa.
Teodorico temeva che il Papa e l' Impero Romano orientale volessero sfruttare la lotta all' arianesimo per limitare il suo potere.
Pertanto, imprigionò il Papa e fece giustiziare gli intellettuali e notabili romani, che credeva cospirassero insieme all' imperatore.

Quando nel 526 morì Teodorico, la condizione del regno ostrogoto volse velocemente al peggio: il potere, infatti, era formalmente passato al nipote Atalarico che, però, aveva dieci anni e in nome del quale governò, dunque, la madre Amalasunta.
La sua politica fu di accordo con Costantinopoli, ma questo atteggiamento, che andava ad unirsi al fatto che una donna occupasse i vertici del regno, suscitò l' opposizione dei capi ostrogoti che prima la esiliarono ed infine la eliminarono.
Il principio di convivenza pacifica instaurato da Teodorico, quindi, andò in fallimento trasformando il potere militare gotico in tirannia.
 
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Lord Revan
view post Posted on 30/5/2007, 18:03




La situazione indusse l' imperatore bizantino Giustiniano a forzare i tempi.
Nel 535 ordinò al generale Belisario di riportare l' Italia sotto il controllo della "legittima erede" di Roma: Costantinopoli.
Belisario, reduce dalle vittorie contro i Vandali in Africa, conquistò velocemente il sud della penisola.
Poi, marciò verso Roma che espugnò nel 536.
La resistenza degli ostrogoti, però, fu maggiore del previsto e solo un ulteriore iniziativa militare sulle coste dell' Adriatico permise ai bizantini, infine, di conquistare Ravenna nel 540.
Re Totila, però, guidò i goti contendendo nuovamente il nord e il centro Italia all' Impero che riuscì finalmente a sconfiggere definitivamente i nemici nel 552, grazie al generale Narsete.

Finì, così la guerra greco-gotica (così chiamata perchè i romani d'oriente erano anche detti greci).
L' Italia ne usciva distrutta, oltre ai massacri, arrivarono anche terribili pestilenze e Roma era ormai spopolata e devastata.
I bizantini ristabilirono la supremazia agli antichi proprietari romani.
La Chiesa recuperò edifici di culto e beni che i goti avevano destinato agli ariani.
Tuttavia, non fu facile tornare all' aurea età dell' Impero: le tasse elevate colpivano i vari ceti e sollevavano forti tensioni sociali.
 
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Lord Revan
view post Posted on 24/6/2007, 01:33




L'Impero Bizantino era un organismo statale forte, con un'economia ricca e vivace, una civiltà ancora essenzialmente urbana ed uno straordinario patrimonio culturale. Costantinopoli era un crocevia di traffici, lingue e culture, ed il simbolo dello splendore dell'impero.
Il potere dell'imperatore (in greco, basileus) era immenso. A lui faceva capo una complessa struttura burocratico-militare. Il sou potere si riteneva derivasse da Dio: ed è per questo motivo che l'incoronazione del nuovo sovrano spettava al vescovo di Bisanzio (dal VI secolo chiamato patriarca).
L'investitura religiosa conferiva all'imperatore una missione divina. Chi accedeva al palazzo imperiale, infatti, doveva prostrarsi di fronte al basileus.

Il rapporto fra Chiesa e stato era evoluto in modo molto diverso in Oriente e in Occidente. In Occidente il decadimento delle strutture imperiali rese la Chiesa e i suoi vescovi l'unico punto di riferimento per le popolazioni, accentuando l'autonomia la sua autonomia rispetto al potere politico.
In Oriente, invece, la Chiesa consacrava il nuovo imperatore, ma gli era nettamente subordinata (fenomeno chiamato cesaropapismo).
Ciò dava al basileus un ruolo fondamentale anche nelle controversie religiose. Queste, in Oriente, dove erano diffusissime le professioni monofisite, erano molto più vivaci che in Occidente, dove l'Ortodossia s'era imposta più facilmente, sia per il prestigio del vescovo di Roma, sia per il fatto che la l'eresia ariana era seguita soprattutto dai barbari.
A Bisanzio, questioni complesse come la natura di Cristo erano discusse da tutti , anche nei mercati e nelle locande; e le controversie religiose si mescolavano alle tensioni politiche, dando origine a scontri fra fazioni che finivano per coinvolgere anche il potere imperiale.
 
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Lord Revan
view post Posted on 25/6/2007, 00:51




I grandi proprietari terrieri, di cultura latina, erano per lo più ortodossi e guardavano con crescente preoccupazione l'espansione dei barbari ariani in Occidente: essi chiedevano una politica di impegno nell'ex Impero Romano d'Occidente, in sintonia con Roma. Opposto era l'orientamento dei ceti commerciali e produttivi delle città e dei porti, di formazione greca, in contatto con i mercanti orientali dell'India e della Cina e prevalentemente monofisiti: essi volevano un impero che non guardasse all'Occidente, considerato ormai irrimediabilmente perduto, ma si espandesse in Oriente, meta di traffici e guadagni.
Questi due principali raggruppamenti sociali e orientamenti religiosi si dividevano in "partiti" dotati di proprie squadre sportive: gli Azzurri (aristocratici ortossi) e i Verdi (ceti commerciali e produttivi monofisiti), che si contendevano la vittoria nelle are dell'Ippodromo.
Spesso i rispettivi tifosi continuavano a confrontarsi, questa volta armati, per le vie della capitale e dei principali centri urbani.

All'inizio del Vi secolo, lo scontro fra fazioni politico-religiose mise a rischio la stessa stabilità dell'impero, innescando una sanguinosa guerra civile fra Verdi e Azzurri.
Al termine di questa carneficina, durata diversi anni, i "partiti" erano a pezzi ed i loro capi più influenti erano morti.
Fu allora, nel 527, che salì al trono Giustiniano. Approfittando dell'indebolimento delle fazioni, egli operò per rafforzare il potere imperiale.
Al centro della sua politica ci fu soprattutto la scelta di spalleggiare l'ortodossia cattolica, che venne seguita senza esitazioni e mediazioni, anche con dure persecuzioni nei confronti dei monofisiti.
La sua politica destò molte opposizioni, culminate in una rivolta popolare.
Nel 532, una folla immensa raccolta nell'Ippodromo si ribellò contro l'imperatore, che si salvò soltanto grazie alla spietata rappresaglia attuata dal suo generale Belisario dalle sue truppe (oltre 30000 persone furono passate per le armi).
 
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Lord Revan
view post Posted on 28/6/2007, 23:59




Al centro della politica di Giustiniano, una volta consolidato il suo potere, fu il progetto di fare dell'Impero d'Oriente l'erede dell'Impero Romano. Per questo, conservò il latino come lingua ufficiale dell'amministrazione e per questo intraprese una sistemazione globale delle fonti del diritto romano, attraverso l'edizione del Corpus Iuris Civilis. L'opera rispondeva a un disegno preciso: dimostrare come l'Impero Bizantino e il suo sovrano avevano acquisito la tradizione e l'autorità di Roma. Essa ha importanza anche nella nostra cultura, perchè proprio grazie alla codificazione giustinianea è passata in Occidente buona parte della sapienza giuridica romana, che è tuttora alla base del nostro diritto.
Sul piano politico-militare, il progetto della renovatio imperii implicava la necessità per Costantinopoli di assumere il ruolo egemone nel bacino del Mediterraneo che un tempo era spettato a Roma.
I primi a fare i conti con le truppe di Belisario mandate da Giustiniano furono i vandali, il cui regno africano fu rapidamente annesso all'Impero, dopo un secolo di dominazione barbarica.
Fra il 550 e il 552 anche la Spagna visigota passò sotto il comando di Bisanzio.
Più difficile e sanguinosa fu, come abbiamo già detto, la riconquista dell'Italia, avvenuta nel 555.
A questo punto, il sogno egemonico di Giustiniano sembrava prossimo a compiersi.
 
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Lord Revan
view post Posted on 30/6/2007, 01:34




Dopo la morte del sovrano, però, L'Impero Bizantino entrò in una fase di profonda crisi. Crisi sociale, innanzitutto, dovuta alle spese per le campagne e all'esosità del fisco, che provocò tensioni e rivolte; il tutto aggravato da una micidiale epidemia di peste che colpì l'Impero già negli ultimi anni di vita di Giustiniano. Crisi politica, per l'instabilità del trono: nel 602 il legittimo imperatore Maurizio fu assassinato da Foca, un ufficiale sanguinario che instaurò un dominio tirannico. Ma soprattutto, crisi internazionale: in pochi decenni, infatti, non solo franò il progetto egemonico di Giustiniano, ma l'Impero Bizantino vide a rischio la sua stessa sopravvivenza.
L'Italia, nel 569, fu in gran parte occupata dai longobardi; in Spagna i visigoti, convertitisi al cattolicesimo nel 589, scacciarono le truppe imperiali col supporto della Chiesa; i Balcani vennero progressivamente occupati da popolazioni slave; a Oriente, premevano i persiani di re Cosroe I e re Cosroe II, che miravano a impadronirsi delle coste mediterraneo del Medio Oriente per fare del loro impero un ponte tra Asia e Mediterraneo.
Nel 619 i persiani, alleati con gli slavi e gli avari (una bellicosa popolazione turca originaria del mar Caspio), riuscirono a raggiungere il Mediterraneo, a conquistare la Siria e l'Egitto.

Fu questa la situazione che dovette fronteggiare l'imperatore Eraclio, salito al trono dopo aver rovesciato il sanguinario Foca.
Eraclio avviò una robusta politica riformatrice, mirando soprattutto a difendere i piccoli proprietari che, dissanguati dal fisco e dalle guerre, sempre
più spesso si mettevano sotto la protezione dei latifondisti, come era accaduto in Occidente.
Per evitare che anche in Oriente lo stato si dissolvesse a favore dell'aristocrazia terriera, e per ricostituire la piccola proprietà contadina, Eraclio divise il territorio bizantino in distretti chiamati temi, all'interno dei quali assegnò ai soldati terre di proprietà imperiali o requisite ai latifondisti; favorì la colonizzazione di terre incolte; impedì la vendita el'ipoteca delle piccole proprietà.
Eraclio reagì poi energicamente contro i persiani. Fra il 627 e il 628 li respinse dall'impero e li incalzò sul loro territorio, provocando la caduta e poi la morte di Cosroe II. Il figlio di questo, ormai battuto, resitituì a Costantinopoli l'Egitto, la Siria, la Palestina, parte della Mesopotamia e dell'Armenia.
Bisanzio si era salvata, anche su un nuovo avversario si profilava all'orizzonte: gli arabi.
 
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