Storia del Giappone

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arconte73
view post Posted on 26/3/2009, 20:27





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Paleolitico 35000–14000 a.C.
Periodo Jōmon 14000–400 a.C.
Periodo Yayoi 400 a.C. – 250 d.C.
Periodo Kofun 250–538
Periodo Asuka 538–710
Periodo Nara 710–794
Periodo Heian 794–1185
Periodo Kamakura 1185–1333
Restaurazione Kemmu 1333–1336
Periodo Muromachi 1336–1573
Periodo Nanboku-chō 1336–1392
Periodo Sengoku 1467-1573
Periodo Azuchi-Momoyama 1568–1603
Periodo del commercio Nanban
Periodo Edo 1603–1868
Bakumatsu
Periodo Meiji 1868–1912
Restaurazione Meiji
Periodo Taishō 1912–1926
Giappone nella Grande Guerra
Periodo Shōwa 1926–1989
Occupazione del Giappone
Periodo Heisei 1989–oggi








Preistoria
Per approfondire, vedi le voci Periodo paleolitico del Giappone e Periodo Jōmon.

Nel periodo da circa il 10.000 a.C. fino al 300 a.C. si sviluppa la cultura Jōmon, che prende i nomi dalle tipiche decorazioni del vasellame dell'epoca. È una società che si basa principalmente sulla raccolta, caccia e pesca, ma pone le basi per lo sviluppo agricolo che avverrà nel periodo successivo.


Il periodo Yayoi
Per approfondire, vedi la voce Periodo Yayoi.

Il periodo Yayoi (弥生時代, Yayoi-jidai?) è un’era nella storia del Giappone che và dal 300 a.C. al 250 d.C. Il suo nome deriva dal distretto di Tokyo dove furono per la prima volta ritrovati resti archeologici di quell’era. A seconda della fonte che si prende in considerazione il periodo Yayoi viene fatto cominciare con l’inizio della coltivazione del riso nelle risaie oppure con nuovi tipi di terraglie. Seguendo in ordine cronologico il periodo Jōmon, la cultura Yayoi fiorì prevalentemente nella zona meridionale di Kyūshū e nella zona dell'Honshū settentrionale.

Recenti scoperte tuttavia fanno pensare che il periodo Yayoi sia iniziato verso il 900 a.C.


Storia antica: dal mito alla storia
Per approfondire, vedi la voce Imperatori del Giappone.


Il periodo Kofun
Il periodo Kofun, conosciuto anche come "Cultura delle Tombe", fiorì in seguito al periodo Yayoi, a partire dal primo-secondo secolo d.C., e si estese fino all'inizio del periodo Nara, durante il quale le testimonianze si fanno più ricche e attendibili.

In questa fase storica il paese, diviso in diverse comunità tribali (uji) vide il crescere della potenza del clan di Yamato, che gradualmente affermò la propria supremazia sulle isole di Honshu, Kyūshū e Shikoku. Opere storiche giapponesi come il Kojiki e il Nihonshoki e documenti cinesi come il Wei chih ci aiutano nel dare un quadro più definito del periodo, anche se le informazioni in nostro possesso non sono complete.

Lentamente, lo stato di Yamato costituì un governo centralizzato sul modello dell'impero cinese T'ang: questo avvenne soprattutto nel periodo di supremazia del principe Shotoku e del regno dell'imperatore Tenchi. Tenji, nel 645, diede il vita alle Riforme del Taika ("Grande Mutamento"), che diedero al paese un governo unificato con leggi simili ai modelli cinesi.


Il periodo Nara (710 - 784)
Nel 710 fu costruita una capitale stabile sul modello di Chang'an, capitale della Cina T'ang. Prima di allora, ogni sovrano aveva eletto la sua tenuta a capitale, ma adesso lo sviluppo di un governo centrale esigeva una vera e propria città.

Nara fu la capitale del Giappone dal 710 al 784 e nel periodo Nara il Giappone sperimentò il massimo sviluppo dell'amministrazione modellata sull'esempio cinese.


Il periodo Heian (784 - 1185)
Il periodo Heian viene solitamente datato dal 794 al 1185 d.C., perché per un breve decennio (784-794) la capitale fu spostata dopo Nara a Nagaoka. Nel periodo Heian l'autorità centrale si indebolì, a vantaggio delle grandi famiglie proprietarie di ampi possedimenti nelle zone periferiche, che godettero di crescente autonomia.

La corte fu dominata dalla potente famiglia Fujiwara, fino al 1160 d.C., quando per un breve periodo la famiglia Taira ebbe il predominio sulla gran parte del paese. Nel 1185 i Taira furono sconfitti dalla famiglia Minamoto, il cui capo, Minamoto no Yoritomo, assunse il titolo di Shogun ("Generalissimo") ed instaurò una dittatura militare nota con il nome di Bakufu ("Governo della Tenda").


Il periodo Kamakura (1185 - 1333)
Dal 1185 al 1333 la famiglia Minamoto e la famiglia Hojo mantennero il controllo del paese attraverso la figura dello Shogun e del Reggente Shogunale. Gradualmente, i signori locali (i futuri "daimyo") acquistarono autonomia e il potere del governo di Kamakura si ridusse. Gli Hojo dovettero fronteggiare, nel 1274 e nel 1281, l'invasione mongola nella Baia di Hakata, che riuscirono a respingere anche grazie al provvidenziale intervento di tempeste marine (Kamikaze = venti divini). La guerra, anche se vittoriosa, creò un diffuso malcontento perché i vassalli dello Shogun non furono adeguatamente ricompensati.


Il periodo Ashikaga o Muromachi (1333 - 1573)
La situazione sembrava favorevole al nuovo imperatore, Godaigo, che aveva intenzione di riappropriarsi dell'effettivo potere sul paese. Grazie all'aiuto dei due valenti generali Ashikaga no Takauji e Nitta Yoshisada nel 1333 proclamò la Restaurazione Kemmu abolendo il governo di Kamakura, ma in seguito la rivalità fra i due capi militari sfociò in una guerra civile che vide l'emergere di Takauji, il quale esiliò Godaigo e fondò lo Shogunato Ashikaga. Il secondo Shogunato giapponese non mantenne mai l'effettivo governo sul paese e subì un lento declino, segnato dal crescente potere dei daimyo, i signori locali. Dal 1467 al 1568 il caos politico del paese diede vita a infinite battaglie, che costituiscono l'era Sengoku (Stati combattenti). Nel 1573 l'ultimo shogun Ashikaga fu deposto da Oda Nobunaga.


L'era premoderna

Il periodo Azuchi-Momoyama (1573 - 1600)
La riunificazione politica del Giappone fu dovuta a tre grandi personalità: Oda Nobunaga, Toyotomi Ideyoshi e Tokugawa Ieiasu. Il terzo fu il fondatore dello Shogunato Tokugawa, dopo la battaglia di Sekigahara del 1600. Oda Nobunaga, e il suo successore Ideyoshi ridussero all'obbedienza i vari daimyo. Nei primi anni del XVI secolo era giunto in Giappone il cristianesimo, al seguito dei portoghesi, ma alla fine del secolo il kanpaku regnante Hideyoshi Toyotomi si preoccupò della crescente popolarità della nuova religione e scacciò i missionari, uccidendo 26 cristiani come monito. Ideyoshi morì nel 1598 lasciando come erede il piccolo Ideyori, ma le rivalità fra i grandi daimyo sfociarono subito in una guerra civile che vide la vittoria finale di Ieiasu.


L'era Tokugawa (1600 - 1868)
Durante questo periodo crebbero i sentimenti anti-cristiani del governo. Nel 1614, soprattutto per stroncare i tentativi olandesi di insinuarsi nell'economia giapponese, il cristianesimo venne messo fuori legge. La punizione per chi seguiva il cristianesimo era la morte. Migliaia di cristiani giapponesi vennero uccisi per aver mantenuto la loro fede nonostante il divieto. Rimase solo una sostanziosa comunità di cristiani a Nagasaki, oltre a gruppi più piccoli sparsi in tutto il Giappone.

Già all'inizio del 1800 però il sistema sociale e politico giapponese cominciò a cedere. Ricchi mercanti riuscirono ad acquisire una posizione sociale ben più alta di quella loro spettante per nascita, e al contrario di molti samurai, causa l'insufficienza degli stipendi, si diedero a commerci o ad altri lavori. D'altro canto molti daimyo apportarono ai loro feudi vaste e profonde riforme e miglioramenti in modo da accrescere le loro risorse mentre quelle dello shogunato diminuivano a causa dell'inettitudine della burocrazia. Tra il 1830 e il 1840 una serie di carestie si abbatté sul paese tanto da far temere una violenta rivolta popolare. Si diede quindi inizio ad una serie di riforme che furono affidate a Tokugawa Nariaki, del ramo cadetto della dinastia shogun. Nel frattempo nel nome della fedeltà all'imperatore si andò a formare una corrente di daimyo che accusava lo shogunato di non essere in grado di resistere alle pressioni occidentali per l'apertura di relazioni diplomatiche e commerciali.


Moderna

Periodo Meiji (1868–1912)
Per approfondire, vedi la voce Rinnovamento Meiji.

Durante il Periodo Meiji e fino alla fine della seconda guerra mondiale, la legge che vietava il cristianesimo rimase in vigore, anche se tecnicamente la Costituzione Meiji consentiva la libertà di culto. Di fatto il cristianesimo era ancora una religione illegale in Giappone e restava punibile con la morte. Con le nuove riforme Nagasaki si aprì ai commerci, ma rimase in vigore sia la proibizione del cristianesimo che la persecuzione da parte del governo.


Periodo Taishō (1912 - 1926)
All’imperatore Mutsuhito succedette nel 1912 Taisho, il cui precario stato di salute favorì il consolidarsi del ruolo politico dei militari. Nell’agosto del 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale, il Giappone inviò un ultimatum alla Germania, con cui si richiedeva l’evacuazione del territorio di Jiaozhou (Kiaochow), nella Cina nordorientale. Al rifiuto da parte dei tedeschi, il Giappone entrò in guerra a fianco degli Alleati, occupando le isole tedesche nel Pacifico. Nel 1915 il Giappone presentò alla Cina le “ventuno richieste”, in merito alla concessione di privilegi industriali, ferroviari e minerari, che rappresentarono la prima affermazione della politica giapponese di dominio in Cina e in Estremo Oriente. Nel 1916 la Cina cedette al Giappone i diritti commerciali nella Mongolia interna e nella Manciuria meridionale.

Il trattato di pace che concluse la prima guerra mondiale assegnò al Giappone le isole che aveva occupato nel Pacifico, a titolo di mandato della Società delle Nazioni, della quale il paese divenne membro statutario. Il Giappone ottenne anche la concessione di Jiaozhou, che tuttavia dovette restituire alla Cina nel 1922 in base al trattato di Shandong, stipulato durante la conferenza di Washington dello stesso anno.


Periodo Showa (1926-1989)

Gli obiettivi dichiarati dell’occupazione statunitense del Giappone erano la democratizzazione dell’ordinamento dello stato giapponese e il ristabilimento di un’economia industriale di pace. Un programma di riforma agraria, inteso a promuovere la proprietà contadina della terra, fu avviato nel 1947. Alle donne fu concesso il diritto di voto nelle prime elezioni generali del dopoguerra, nell’aprile 1946, che portarono 38 donne alla Dieta giapponese. Una nuova Costituzione, voluta dagli Stati Uniti, entrò in vigore nel maggio del 1947.

Durante il 1950, i negoziati concernenti il trattato di pace giapponese furono segnati da importanti divergenze tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica. In maggio a John Foster Dulles, consigliere del segretario di stato statunitense, venne conferito l’incarico di redigere il trattato, che fu pronto il 12 luglio del 1951. Ai primi di settembre si aprì a San Francisco la conferenza di pace, a cui gli Stati Uniti invitarono 55 paesi, escluse la Cina nazionalista (Taiwan) e la Repubblica popolare cinese. Il trattato fu sottoscritto da 49 paesi, tra cui il Giappone, mentre non venne approvato dall’URSS, dalla Cecoslovacchia e dalla Polonia. In base al trattato di pace, il Giappone rinunciava a ogni pretesa sulla Corea, Taiwan, le isole Curili, Sahalin e le isole in amministrazione mandataria. Nel contempo, Stati Uniti e Giappone firmarono un accordo bilaterale, in base al quale gli Stati Uniti mantenevano basi militari e forze armate in Giappone e nei territori circostanti a titolo di difesa del paese.

Il 28 aprile 1952 il trattato di pace entrò in vigore e il Giappone riacquistò piena sovranità. Nel corso dell’anno il governo giapponese concluse trattati di pace o riaprì le relazioni diplomatiche con Taiwan, la Birmania, l’India e la Iugoslavia. Nel corso del 1953 gli Stati Uniti spinsero quindi attivamente il Giappone al riarmo, come misura di tutela contro un eventuale attacco sovietico. In agosto i due paesi firmarono un trattato di aiuto inerente alla produzione giapponese di armamenti e nel marzo del 1954 fu sottoscritto un patto di reciproca difesa. La risoluzione delle controversie internazionali fu definita nel 1956 con l’ingresso del Giappone nell’ONU.

Gli anni Sessanta, che furono suggellati da due manifestazioni di grande richiamo internazionale (le Olimpiadi di Tokyo, nel 1960, e l’Esposizione universale di Osaka, nel 1970), videro il Giappone salire ai vertici della produzione mondiale. Sul piano politico fu cruciale la riapertura di relazioni diplomatiche con la Cina (1972). In politica interna, in seguito a un grave scandalo (in cui sembra fossero coinvolti diversi uomini politici e industriali e una società aerospaziale statunitense, la Lockheed), per la prima volta il Partito liberal-democratico (Jiyu Minshu-to o Jiminto) perse, in occasione delle elezioni del dicembre 1976, la maggioranza alla Camera bassa: da allora vari rappresentanti del partito si avvicendarono alla carica di primo ministro fino al novembre del 1982, quando venne nominato Nakasone Yasuhiro.

Dopo un calo di consensi nel 1983, i liberaldemocratici riportarono una schiacciante vittoria elettorale nel 1986, e Noboru Takeshita sostituì Nakasone nel novembre del 1987. Intorno alla metà degli anni Ottanta la crescita dell’economia giapponese cominciò a rallentare, anche a causa della debolezza del dollaro rispetto allo yen, che provocò un calo delle esportazioni.


Prima della guerra mondiale


Intanto in patria, definita (comunemente ma impropriamente) "incidente", il 15 maggio 1932 si scatenò una rivolta di alcuni militari e contadini, che portò all'occupazione di alcune sedi del potere, tra cui la banca principale del paese e la casa del primo ministro. Sui fatti si allestì un processo contro undici ufficiali, ma durante il dibattimento la loro figura venne assumendo toni eroici ed un'ondata di rinascente nazionalismo colpì il Giappone; a supporto degli imputati si mobilitò gran parte dell'opinione pubblica.


Seconda guerra mondiale


Forse poco importante dal punto di vista storico, ma interessante per capire la voglia di alcuni giapponesi di non arrendersi agli Alleati,è un tentativo di colpo di stato sventato fortunosamente organizzato da alcuni ufficiali dell'esercito che tentarono di rapire l'imperatore.





Giappone dopo la seconda guerra mondiale
Dopo il 1945, come parte delle condizioni di resa, il Giappone fu obbligato a dichiarare la libertà di culto e la fine della persecuzione. Dopo che il Giappone riottenne la propria sovranità la libertà di culto rimase come parte integrante della nuova costituzione. Tra il maggio del 1946 e il novembre 1948 si svolse il processo di Tokyo, nel quale il tribunale militare per l'Estremo Oriente giudicò e condannò a morte i principali responsabili dei crimini di guerra.


Periodo Heisei (1989 - )
Nel 1989 morì Hirohito, a cui succedette Akihito. Il 1989 segnò una delle più rapide crescite economiche nella storia giapponese. Con uno yen forte ed un tasso di cambio con il dollaro favorevole, la Banca del Giappone mantenne bassi i tassi di interesse, dando vita ad un boom degli investimenti che fece salire il valore delle proprietà immobiliari a Tokyo di oltre il 60% in un anno. Poco dopo Capodanno il Nikkei 225 raggiunse il suo valore massimo di 39.000. Nel 1991 era ricaduto a 15.000 segnando la fine della "bolla economica" giapponese.

Lo scandalo Recruit del 1988 aveva già eroso la fiducia pubblica nel Partito Liberale Democratico che aveva controllato il governo del paese per 38 anni. Nel 1993 venne sconfitto da una coalizione guidata da Morihiro Hosokawa. Comunque la coalizione collassò perché i partiti che la componevano si erano riuniti semplicemente per sconfiggere il Partito Liberale Democratico e mancavano di una posizione unitaria su praticamente ogni argomento sociale. Il Partito Liberale Democratico tornò al governo nel 1996, quando aiutò ad eleggere il socialdemocratico Tomiichi Murayama come Primo Ministro.

Nel 1995 un forte terremoto colpì Kobe. Il 25 marzo di quello stesso anno terroristi del gruppo Aum Shinrikyo liberarono gas sarin nella metropolitana di Tokyo, uccidendo due addetti della JR ed un passeggero e intossicando gravemente oltre trecento persone.

Il periodo Heisei ha segnato anche il riemergere del Giappone come potenza militare mondiale. Nel 1991 il Giappone versò miliardi di dollari per sostenere la Guerra del Golfo, ma motivi costituzionali impedirono una partecipazione o un supporto diretto. Sminatori vennero inviati come parte dello sforzo di ricostruzione. In seguito all'invasione dell'Iraq nel 2003 il gabinetto del Primo Ministro Junichiro Koizumi approvò un piano per l'invio di circa 1.000 soldati della Forza di autodifesa giapponese per aiutare la ricostruzione dell'Iraq, il più grosso invio di truppe oltremare successivamente alla Seconda guerra mondiale senza la sanzione delle Nazioni Unite.

Nel 1997 il Giappone fu duramente colpito dalla crisi finanziaria asiatica.
 
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