Sofocle.

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Giosanto
view post Posted on 8/11/2007, 01:00




Sofocle nacque nel 495 o nel 496 a.C. nel demo di Colono, vicino ad Atene. Figlio di Sophilos, ricco ateniese proprietario di schiavi, ricevette la migliore formazione culturale e sportiva, cosa che gli permise a 15 anni di dirigere il coro dopo la vittoria di Salamina. La sua carriera di autore tragico è coronata dal successo: a 27 anni conquista il suo primo trionfo gareggiando con Eschilo. Plutarco, nella Vita di Cimone, racconta il primo trionfo del giovane talentuoso Sofocle contro il celebre e fino a quel momento incontrastato Eschilo, conclusasi in modo insolito, senza il consueto sorteggio degli arbitri, e che provocò il volontario esilio di Eschilo in Sicilia. In tutto conquista 24 vittorie, arrivando secondo in tutte le altre occasioni.

Amico di Pericle ed impegnato nella vita politica, fu stratega insieme a quest'ultimo nella guerra contro Samo (441-440 a.C.). Inoltre ricoprì un'importante carica finanziaria nel 443-442 a.C., e quando il simulacro del dio Asclepio venne trasferito da Epidauro ad Atene, Sofocle fu designato ad ospitarlo nella sua casa fino a quando non fosse stato pronto il santuario destinato al dio. Questi fatti testimoniano ulteriormente la grande stima che il poeta greco godeva presso i suoi concittadini.

Nelle sue funzioni pubbliche, contribuì all'elaborazione della costituzione dei Quattrocento.

Si sposò con Nicostrata, ateniese, che gli diede un figlio, Iofone. Ebbe anche una amante, chiamata Teoris, una donna di Sicyone, con cui ebbe un altro figlio, Aristone, padre di Sofocle il giovane. Si dice che, poco prima della sua morte, Iofone intentò un processo al padre Sofocle per una questione d'eredità, affermandone la senilità. La semplice lettura della sua ultima opera mise fine al processo.

Morì nel 406 a.C. e la sua ultima tragedia, l'Edipo a Colono, fu rappresentata postuma lo stesso anno in segno di grande onore. Secondo la storiografia antica, notoriamente amante di tali ambigui aneddoti, morì strozzato da un acino d'uva.

 
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Giosanto
view post Posted on 8/11/2007, 11:49




Sofocle abolì l'obbligo della "trilogia legata", introdusse nella tragedia il terzo attore, portò da dodici a quindici i coreuti e perfezionò l'uso di scenografie(innovazioni di cui parla Aristotele, Poetica, 49a). L'introduzione del terzo attore, da cui risultava superata la rigida contrapposizione di due posizioni antitetiche, avrebbe avuto per conseguenza una maggiore articolazione dei rapporti interpersonali ed una nuova scioltezza dinamica del ritmo teatrale. L'aumento del numero dei coreuti da dodici a quindici infatti avrebbe consentito di accentuare la funzione del corifeo e dell'elemento spettacolare.

Sofocle scrisse, secondo la tradizione, ben centoventitré tragedie, di cui ne restano solo sette: Antigone (442 a.C.), Aiace, Edipo re, Elettra, Filottete (409 a.C.), Le Trachinie ed Edipo a Colono (406 a.C.). I suoi eroi erano immersi in un mondo di contraddizioni insanabili, di conflitti con forze inevitabilmente destinate a travolgerli. Il suo contributo originale allo sviluppo della tragedia greca fu rappresentato dall'accentuazione dell'umanità dei personaggi, che avevano tutti in sé qualcosa di guasto, una tabe fisica e psichica. I personaggi sofoclei erano anche generosi e buoni, ma erano smisuratamente soli e portati alla tragedia dal male che avevano in sé. Ciò nonostante, non apparivano mai schiacciati del tutto dal fato, ma proprio nella vana lotta contro di esso, ricevevano una piena dimensione umana, portatrice di un destino di dannazione e, contemporaneamente, di gloria.

Rispetto a Eschilo, i cori tragici sofoclei si defilano dall'azione, partecipano sempre meno attivamente e diventano piuttosto spettatori e commentatori dei fatti. È di Sofocle l'introduzione del monologo (in greco ρήσις, rhesis) - per esempio, quelli di Aiace o di Edipo - che permetteva all'attore di mostrare la sua abilità e al personaggio di esprimere compiutamente i propri pensieri. La psicologia dei personaggi si approfondisce, emerge una inedita analisi della realtà e dell'uomo. Sofocle tentò di togliere l'enfasi (onkos) ai suoi personaggi, per restituirne completamente la drammaticità, in un mondo descritto come ingiusto e privo di luce. Nell'Edipo a Colono, il coro ripete «la sorte migliore è non nascere». Gli eventi che schiacciano le esistenze degli eroi non sono in alcun modo spiegabili o giustificabili, e in questo possiamo vedere l'inizio di una sofferta riflessione sulla condizione umana, ancora attuale nel mondo contemporaneo.

 
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